I Laboratori

“Non c'è Laboratorio se non a posteriori: esso ci sarà stato nel momento della presentazione della sua opera”.

Dalla sua apertura ad oggi, al Delfino si sono svolti e continuano a svolgersi attività assai diverse che chiamiamo “laboratori” (Laboratorio attività agricole, calcio, cortometraggio, cucina, cuoio, discoteca, equitazione, giornalismo, restauro, scrittura, idioma español, teatro, videoteca, per citarne solo alcuni). Ciascun laboratorio è condotto da un operatore (o consulente) e vede la partecipazione di un piccolo gruppo di ospiti.
I laboratori non sono attività obbligatorie, al contrario, sono un tratto assolutamente singolare del progetto terapeutico e ciascun ospite può decidere se e a quali laboratori partecipare.
L’esperienza di questi anni di lavoro ci ha permesso di cogliere l’importanza di un trattamento non incentrato solo, o principalmente, sulla parola.
I laboratori offrono infatti ai partecipanti lo spazio e il tempo per sperimentarsi in un fare non finalizzato ad altro se non all’individuazione di un punto di creatività singolare sul quale appoggiarsi per trasformare il proprio sintomo in risorsa: l’incontro con la lettura di un testo scritto in una lingua tanto straniera quanto sembra esserlo quella che ci abita, un cibo che, fino a poco prima, non era se non l’oggetto di un consumo smodato e che si trasforma poco a poco in un piatto preparato con maestria per essere offerto ad altri, un corpo e una voce che si scopre di poter modulare per calcare la scena teatrale, un oggetto scartato che una cura paziente riporta alla vita. Ciascun laboratorio lavora intorno a un punto di eccedenza, a quel qualcosa di troppo che, in modo diverso per ciascuno soggetto, può fare irruzione, strappando ai legami e isolando in un godimento inarginabile.
La pluralità dei laboratori del Delfino deriva proprio dal fatto essi nascono dal desiderio dell’operatore di accogliere quest’eccedenza che è il cuore più intimo dell’uomo, per accompagnare il soggetto nel tentativo di trasformarlo in opera.
Il laboratorio, attraverso il suo dispositivo regolato, nel quale l’Altro (con-partecipante o futuro fruitore), è incluso fin da sempre, è ciò che consente la costruzione di un’opera, artistica o artigianale, in ogni caso di un prodotto singolare e non seriale, di qualcosa che il soggetto non consuma e da cui non è consumato, ma dal quale può scegliere di farsi rappresentare nel mondo (quello più piccolo – della Comunità o della cerchia familiare –, quello più grande – di un concorso, di una mostra, di un lavoro a venire).

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